Il campo di concentramento di Sachsenhausen
Arbeit macht frei. La triste epigrafe è presente anche all’ingresso del campo di concentramento di Sachsenhausen, alle porte di Berlino. Un luogo dove nel periodo che va dal 1936 al 1945 furono imprigionate 200mila persone tra oppositori politici e persone definite biologicamente inferiori rispetto ai canoni della razza pura dichiarata dai nazionalsocialisti. Varcare la porta del campo di concentramento vi porta in una dimensione da brividi: vedere i luoghi dove 12mila persone persero la vita a seguito delle condizioni disumane e di malattie non è un’esperienza facile.
A Sachsenhausen non c’erano i forni, ma si moriva per i turni massacranti dei lavori forzati. La sveglia mattutina al buio e al freddo, vestiti di pochi stracci, i pasti limitati (mentre invece le SS si godevano il pane prodotto dagli stessi prigionieri nel forno appena fuori le mura del campo) sfiancavano i 60mila internati.
Il campo di concentramento di Sachsenhausen fu uno dei primi costruiti dopo che Heinrich Himmel fu posto a capo della Polizia del Reich. Doveva servire da modello a tutti i campi di concentramento futuri: la sua forma triangolare e la particolare disposizione delle sale faceva sì che ogni angolo al suo interno fosse sempre sorvegliato. Devo ammettere che quando mi sono trovato all’interno di Sachsenhausen ho provato una perversa ammirazione per come è stato concepito. Un luogo di prigionia e distruzione dell’individuo praticamente perfetto, da cui era impossibile fuggire.
Il campo di concentramento di Sachsenhausen oggi è visitabile, con le dovute limitazioni. I bambini sotto i 10 anni infatti non possono entrare. Il sito è aperto tutti i giorni, con l’eccezione del lunedì quando i musei sono chiusi (ma il campo visitabile). L’ingresso al campo è gratuito, quello ai musei e alle esposizioni è invece a pagamento .
Tutte le info le trovate su
Gedenkstätte und Museum Sachsenhausen
Str. der Nationen 22
16515 Oranienburg, Germany
http://www.stiftung-bg.de/gums/
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