Starbucks sbarca in Italia. E a Berlino?
Nonostante me ne sia andato via dall’Italia già da un po’, per un motivo o per un altro riesco a mantenermi comunque aggiornato su quello che succede nello Stivale. Magari con ritardo, ma grazie ai social network e ai post virali di alcune pagine facebook/blog riesco a tenere il passo delle news. Ultimamente ho notato un aumento di post pro o contro Starbucks, la multinazionale con sede a Seattle che si fa paladina del buon caffè. Partendo dal presupposto che un buon caffè è tutt’altra cosa, voglio unirmi anch’io al trenino raccontandovi il punto di vista dell’emigrante ormai trapiantato nella capitale della Germania.
Starbucks sbarca in Italia. E a Berlino? Qui Starbucks c’è già. E da tempo. I tedeschi non alzano barriere di protezionismo contro i fast food come fanno gli italiani. Un po’ perché la cultura del cibo qui è diversa, un po’ perché sanno che alla fine è il cliente a decidere. Il tedesco medio si farà imbambolare anche lui dal marchio, dall’hype e dai selfie su Instagram, ma di media qui c’è un’amore e una conoscenza del caffè che in Italia non c’è. E non la sto sparando grossa tanto per aumentare le visite al blog (non ne ho bisogno). Lo dimostra il fatto che in una città media capoluogo di regione come Schwerin (a due ore da qui) Starbucks non c’è. Sfigati? No, semplicemente non ne hanno bisogno avendo loro la Rösterei Fuchs, bar/torrefazione di altissima qualità.
Il concetto di bar in Italia si riduce a: espresso bevuto in 3 secondi, uno sguardo a Gazza/Corriere, due euro buttati alle macchinette, un gratta e vinci e poi via. Ci sono realtà minori dove il bar rappresenta ancora il centro della vita del paese, su questo sono d’accordo, ma le grandi catene come Starbucks non si pongono questo obiettivo. Si cerca di attirare un target formato da giovani turisti in cerca di qualcosa di familiare. I fast food a questo servono. Ricordo un’intervista a Jovanotti su una rivista musicale nella seconda metà degli anni ’90, dove lodava la presenza del McDonald a Vienna perché ovunque vai nel mondo, sai che troverai quel sapore a te familiare. Sempre lo stesso. Ecco, diciamo che per molti (me compreso) quello è proprio il motivo per evitare queste catene americane che ti servono cibo in serie, ma se sono così famose in tutto il mondo probabilmente sanno il fatto loro.
Starbucks ti serve prodotti costosi. Questo è vero. Ha senso Starbucks a Berlino? La presenza di molti bar di questa catena farebbe pensare di sì. Analizzando la mappa però scopriamo che sono tutti negli stessi punti: 3 ad Alexanderplatz, 3 a Potsdamerplatz, 3 sulla Friedrichsstrasse e 3 sul Ku’damm. Poi uno ad Hauptbahnhof, uno a Ostbahnhof e uno di fronte la Porta di Brandeburgo. Luoghi superturistici vissuti da tutti tranne che dai berlinesi. Quindi forse Starbucks non ha senso a Berlino in quanto a Berlino, ha senso per via del flusso di turisti che qui giornalmente si riversa.
In vari articoli di difesa del colosso americano ho letto cose come “Da Starbucks ci vai per il wifi gratis”, “Da Starbuck puoi stare seduto tutto il giorno senza consumare nulla”, “Da Starbucks ci sono i bagni puliti”, tutte cose che in qualsiasi bar di Berlino si trovano tranquillamente, senza dover per forza di cose bere un Fra Puccino, un Fra Martino o un Fra Tuck da 10 euro al litro. Tra l’altro esistono anche ottimi franchising del caffè tedeschi come Einstein Cafè e Coffee Fellow, che propongono lo stesso concept di Starbucks, senza godere dello stesso hype. Su queste pagine vi ho già presentato luoghi dove poter bere dell’ottimo caffé “artiginale” come l’Am Ende der Welt ed il Kaschk. Vi ho anche raccontato il piacere di fare colazione in una bäckerei di quartiere e vi ho presentato due ottimi bar/pasticceria come Sowohlalsauch e Buchwald.
Detto questo, pensate che durante il vostro soggiorno berlinese andrete mai da Starbucks?
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